Ciao, sono Matteo e questa è una newsletter che compie un anno di vita. Chi lo avrebbe mai detto? Io no di sicuro. In questo numero che chiude un cerchio c’è un’intervista a Laura Marzi, critica letteraria e autrice al debutto nella narrativa con “La materia alternativa”. Ma prima dell’intervista, vi racconto della mia infatuazione per Shalom Auslander, esattamente il genere di scrittore che fa per me. Sul mio comodino c’è una verticale delle sue opere tradotte in italiano.
Shalom Auslander - Mamma per cena (Guanda)
Francesco Muzzopappa un giorno su Facebook ha scritto questo post:
“La mia fidanzata libraia mi ha regalato il nuovo libro di uno dei miei autori preferiti di sempre, quel pazzo psicopatico di Shalom Auslander. Se vi piace quell'approccio un po' nichilista alla vita, umorismo di stampo ebraico e fiocchi di ironia tagliente e grottesca dell'Ammaniti (sempre sia lodato) di "Che la festa cominci", correte in libreria urlando "NON HO LA FIDANZATA LIBRAIA, AVETE AUSLANDER?"
Non posso dire di aver seguito proprio tutto tutto il suo consiglio alla lettera, ma insomma mi sono procurato il libro e caspita gente, che capolavoro!
Al centro della scena c’è Sept, settimo di dodici figli di una delle ultime famiglie cannibali americane di New York. Per obbedire all’ultima volontà della madre appena morta, i figli dovranno.. mangiarsela. Solo così, in base ai precetti della loro religione, lei vivrà per sempre. E solo così loro potranno ereditare un bel gruzzolo. L’epopea dei cannibali che arrivarono in America dal Vecchio Mondo è naturalmente inventata di sana pianta, è grottesca e geniale, ma serve bene allo scopo di farci riflettere su concetti come identità, religione e tradizioni.
Volete sapere quali sono le prime 3 regole fondamentali della religione Can-Am?Primo: niente poliziotti.
Secondo: Non affidare niente alla carta
Terzo: Jack Nicholson è un figlio di puttana.
Si ride, si ride tantissimo, e come solo i grandi libri sanno fare, la comicità non è mai fine a sé stessa, ma è il registro usato per raccontare una storia vera.
Libro da leggere, consigliare e regalare
Shalom Auslander - Il lamento del prepuzio (Guanda)
Finito di leggere un tale capolavoro ho avuto bisogno di approfondire la conoscenza di Auslander e per farlo ho deciso di partire dal libro che lo ha consacrato e fatto conoscere (soprattutto negli States, qui da noi molto meno).
Il rapporto con un dio bizzoso, vendicativo e ingiusto è il tema di fondo di tutto ciò che Auslander scrive. Il suo primo romanzo ripercorre le tappe della sua formazione in una comunità ebrea ortodossa nello stato di New York. Da bambino credeva che peccando avrebbe convinto Dio ad uccidere quell’ubriacone di suo padre. Da adulto è convinto che Dio ce l’abbia con lui e voglia punirlo per essere felicemente sposato e in attesa di un figlio.
Un libro fantastico (ma Mamma per cena è meglio).
Shalom Auslander - A Dio spiacendo (Guanda)
Se dopo due libroni del genere avete ancora appetito di Auslander, la cosa migliore è spiluccare i suoi racconti d’esordio. Ho letto che tra i suoi massimi riferimenti letterari, più ancora di Philip Roth, c’è David Sedaris, maestro insuperato del racconto breve e fulminante. E devo dire che anche nella forma breve Auslander riesce a confezionare alcune belle chicchette. Il punto più alto, secondo me, è il racconto in cui Dio, l’Angelo della Morte e Lucifero sembrano 3 personaggi di Pulp Fiction e scendono per le strade di New York per ammazzare una persona.
Shalom Auslander - Prove per un incendio (Guanda)
Arrivati a questo punto avrete voglia di leggere tutto ciò che di Auslander è tradotto in italiano (beati voi se invece siete in grado anche di leggere i suoi racconti e i suoi articoli in lingua originale) e farete la conoscenza di Solomon Kugel, antieroe tragicomico che scappa dalla città per sfuggire dal passato che opprime il suo popolo, il popolo ebraico. Ma nella sua nuova fattoria di Stockton, profonda provincia americana, farà la conoscenza di un’anziana donna che tutti credono morta e che invece vive nascosta in quella soffitta. Dice che prima di andarsene deve finire di scrivere un libro.
Il suo nome è Anna Frank.
“Bella fregatura…”
Laura Marzi è una ricercatrice e critica letteraria, scrive tra gli altri per Il Tascabile e Il Manifesto, “La materia alternativa” è il suo romanzo d’esordio. Il racconto segue l’andamento di un anno scolastico di una insegnante di materia alternativa alla religione cattolica in una scuola romana. Ai suoi studenti di ogni nazionalità, quasi tutti alle prese con difficoltà e disagi di varia natura, parla di sessismo, razzismo, omofobia, pornografia, cercando un canale per riuscire a comunicare con loro. Un romanzo a tema scuola, dunque, ma non solo. Perchè la materia alternativa è anche una metafora per raccontare una donna alle soglie dei 40 anni che sceglie di essere alternativa alla religione della coppia. Riuscirà a tenere fede ai suoi propositi per due interi quadrimestri? Lo scoprirete solo leggendo.
Ma intanto: ciao Laura, ci racconti come nasce questo libro?
«Nasce dalla mia reale esperienza come insegnante di Alternativa. In quella scuola c’erano molti studenti stranieri che non seguivano l’ora di religione cattolica e dunque per Alternativa era prevista una vera cattedra con tante ore settimanali. La definisco “Antimateria” perchè non ha né programmi né libri di testo. Dovevo ingegnarmi per capire come gestirla, di che parlare. Così ho pensato di mettere a frutto il mio dottorato in Studi di Genere conseguito all’università “Paris 8”. In assenza di libri leggevo loro i testi delle canzoni Trap più in voga, che i ragazzi conoscevano a memoria. Avevo intuito da subito che quell’esperienza aveva un portato sociale e politico importante, così prendevo appunti e pensavo che prima o poi il tutto sarebbe confluito in un libro»
Il tuo romanzo corre però su un doppio binario. Da una parte c’è la vita della protagonista tra le mura della scuola, e dall’altra c’è quello che le succede dopo il suono della campanella. E questa è secondo me la parte più interessante, perchè questo personaggio, che non sei esattamente tu, ma è un’invenzione letteraria, è tratteggiato molto bene. La tossicodipendenza della sorella che le ha sottratto tutta l’attenzione della famiglia ora la rende incapace di affidarsi all’altro. E troverà la forza di amare solo quando avrà a che fare con un uomo inaffidabile e inafferrabile come lei. Tanto che ad un certo punto sospetta di essersi innamorata di uno specchio di sé stessa.
«Penso infatti che la vera sfida di questo libro sia la creazione di una donna altra da me che scappa dall’amore. Ci riesce fino ad un certo punto, poi però il suo personaggio in qualche modo evolve perchè lei diventa capace di amare, decide di smettere di scappare»
“La materia alternativa alla coppia e la religione dell'amore sono due opzioni: all'inizio della vita dei nostri sentimenti, da bambini o a 20 anni, succede qualcosa, e senza saperlo barriamo una casella su un modulo invisibile. I religiosi da una parte, gli alternativi dall'altra. Ci convinciamo, e spesso è così, che gli alternativi si divertano di più, perché gli è concesso di conoscere tutto ciò che non è Dio. E se Dio è uno, pensa quanti numeri infiniti ci sono prima e dopo. Per loro, però, per noi, non c'è la speranza della salvezza, dell'Aldilà, non c'è il dono della fede: credo in te, di’ solo una parola e io sarò salvata.”
E qui ci fermiamo per lasciare ai lettori il piacere di sapere se alla fine ci sarà o meno un lieto fine. Come sei arrivata alla pubblicazione con Mondadori?
«Ho scritto il libro tra il novembre del 2018 e l’estate del 2019. L’ho fatto leggere a un mio caro amico scrittore e lui mi ha detto “E’ una bomba!”. Così mi ha messo in contatto con quella che è diventata la mia agente, che ha fatto al meglio il suo lavoro facendomi firmare un contratto con Mondadori. Poi è cominciato il lavoro di editing, una vera e propria riscrittura del testo molto bella e stimolante».
Leggendolo non ho potuto fare a meno di notare somiglianze con un altro romanzo che mi è piaciuto molto quest’anno, quello di Veronica Raimo.
«Sono entrambe storie di donne della stessa generazione, che vivono nella stessa città e fanno un lavoro intellettuale. Che non accettano la strada che è stata tracciata da altri per loro. Ed entrambe devono fare i conti con una sorella o un fratello molto ingombranti. E’ vero, ci sono parecchi tratti comuni, ma ti posso raccontare un aneddoto?».
Magari.
«Io e Veronica siamo molto amiche. Un giorno eravamo in un bar, le stavo raccontando la mia esperienza a scuola e lei mi fa: “Dovresti scriverci un libro”. E io: “Veramente l’ho scritto”. E’ rimasta molto colpita dal fatto che avevo scritto un romanzo senza dire niente a nessuno. In effetti è insolito, ma per una forma di pudore tutta mia lo avevo tenuto nascosto. Poi ci siamo scambiate la lettura dei nostri rispettivi libri, che sono usciti a breve distanza l’uno dall’altro. E sai, c’era un po’ di paura che non ci piacessero, invece per fortuna entrambe li abbiamo amati».
Il tuo romanzo fornisce diversi spunti di riflessione, uno per ogni tema che la prof affronta a scuola. Ad esempio mi è piaciuto molto questo passaggio: “Gli sticker (cioè delle immagini che inneggiano ad Hitler o all’antisemitismo che gli alunni si divertono ad inviarsi sui telefoni, ndr) sono il presente, sono la lava che ribolle nel vulcano della distruzione. C’è energia nel male, mentre non ce n’è più nelle lezioni sulla legalità, nei progetti sul cyberbullismo, nel diario di Anna Frank, nelle poesie di Primo Levi”. Quando la retorica che si trascina stancamente da decenni incontra la freschezza esplosiva di un meme o di un trapper ne esce per forza di cose con le ossa rotte.
«Sono profondamente contraria all’imposizione dall’alto dei valori che spesso la scuola produce. Tutto viene servito già pronto ai ragazzi e loro non hanno possibilità di ragionare da soli su ciò che è giusto e ciò che è sbagliato. Per forza di cose il loro spirito ribelle, naturale a quell’età, li porta a rifiutare quelle imposizioni, anche se magari sanno che in fondo sono giuste. Penso che i ragazzi di oggi siano poco abituati alla narrazione, hanno un rapporto castrato con il dialogo, con il confronto. E ciò è un problema anche nel modo in cui si approcciano all’arte, alla musica. Infatti la mia critica al mondo della scuola non è tanto ai programmi, quanto all’approccio infantilizzante, che non ritiene gli alunni capaci di capire e pensare».
Veniamo ai tuoi quattro consigli per i lettori di Libri Belli.
Il romanzo italiano più bello che hai letto nell’ultimo anno?
«Non posso rispondere, mi occupo di narrativa italiana contemporanea sui giornali!»
Il libro che ha ispirato la scrittura del tuo primo romanzo?
«Fiesta mobile di Hemingway»
Il romanzo più bello sul mondo della scuola?
«Lettera a una professoressa di di Lorenzo Milani»
Un romanzo da leggere con i ragazzi per affrontare i temi del sessismo e omofobia?
«Middlesex di Jeffrey Eugenides»
Grazie Laura, evviva la scuola (che sta per finire!!!).
I silent book sono libri fatti per immagini. Nome improprio perchè anche senza parole parlano eccome. Sia come sia, 5 proposte su frizzifrizzi
Sul Foglio una bella intervista a Ilde Carmignani, voce italiana di tanti grandi scrittori in lingua spagnola
E a proposito di traduzioni, i libri di Shalom Auslander sono tradotti nientemeno che da Elettra Caporello.
Chi è Elettra Caporello?
Chi è Elettra Caporello??
Su RaiCultura brevi interviste ai cinque finalisti del Campiello 22. La proclamazione del vincitore il 3 settembre.
Arrivederci e grazie per tutto il pesce.