Un attimo prima ti trovi in un borgo della Maremma a spiare i vizi segreti dei suoi abitanti, l’attimo dopo sei già in Birmania, nel bel mezzo di un colpo di stato che mina l’equilibrio politico mondiale. Nessuna compagnia aerea potrebbe tanto, i libri sì. E anche la qui presente newsletter.
Bentrovati!
Questa è Libri belli belli belli belli in modo assurdo, la newsletter della libreria Fogola di Ancona. Io sono Matteo Belluti e intervisto scrittori bravi. Questa settimana è il turno di Carla Vitantonio.
Lei è una cooperante, scrivere e pubblicare libri non erano i suoi sogni nel cassetto. Lei ama viaggiare, per necessità o per scelta. Ma siccome visita posti incredibili ed è molto brava a raccontarli, Add editore ha pensato bene di trasformarla in una scrittrice. Dopo il grande successo di Pyongyang blues, ambientato in Corea del Nord, ecco ora Myanmar Swing, cronaca di un lungo soggiorno in Birmania. Carla Vitantonio sa offrire un punto di vista leggero, divertente, molto acuto, talvolta spiazzante, che ci aiuta a capire meglio pezzi di Asia che spesso ci sembrano indecifrabili.
LA TRAMA
Dopo aver vissuto quattro anni in Corea del Nord, Carla Vitantonio atterra a Yangon, la più popolosa e vivace città del Myanmar. Proprio come il Paese che la ospiterà, sta attraversando una travolgente trasformazione, sballottata tra vecchi conflitti e promettenti novità. Il suo incarico è quello di direttrice regionale per un'importante Ong, l'obiettivo è assistere le persone disabili tramite numerosi programmi, tra cui quello di assistenza alle vittime delle mine antipersona. Grazie a due gatti, una bicicletta su cui sfrecciare tra i pericoli delle strade birmane, una comunità queer tra le più aperte del continente asiatico e le trattative nella giungla con le milizie ribelli, l'autrice inizia a sviluppare un legame sempre più profondo con queste lande remote e con le persone che le abitano.
Questa intervista è solo l’antipasto di un incontro live con Carla il 2 luglio alla Mole Vanvitelliana di Ancona, nell’ambito della rassegna Provviste Estive.
La colonna sonora scelta da Carla per questa intervista parte a bordo di una verde Milonga:
Cominciamo.
Ciao Carla. Come sei capitata in Birmania e perchè una comunità Lgbtq è diventata la tua famiglia per i due anni di permanenza?
«Per sbaglio. Non era nella mia lista delle preferenze, né mi incuriosiva più di tanto. Tra l’altro lì vanno i cooperanti più bravi, quindi non avevo né l’ambizione né la speranza. Inizialmente mi avevano proposto la Bolivia, ero quasi pronta, poi si è liberato questo posto e ho cambiato rotta.
Nel mio periodo in Corea ciò che mi era mancato di più era il contatto con le persone. Quindi appena arrivata in Birmania ho voluto con forza inserirmi in una comunità, l’ho cercata. Una caratteristica delle comunità queer nel mondo, specie in quei Paesi in cui non sono granché tollerate, è che è difficile entrarci, poi però, una volta che sei riconosciuto come un fratello o una sorella, è invece molto facile che diventi una famiglia. Per molto tempo loro sono state le uniche persone che ho frequentato. Entrare nella comunità dei cooperanti ad esempio è stato molto più complesso e forse non ci sono mai entrata a pieno».
Quando sei arrivata lì dopo l’esperienza in Corea, l’obiettivo era già un libro oppure la decisione l’hai maturata dopo?
«Assolutamente no. Quando sono arrivata in Birmania non avevo ancora firmato il contratto per il libro sulla Corea. Add mi contattò dopo aver letto un mio articolo su Limes, scritto per altro sotto pseudonimo. Quindi cominciai a lavorare al mio primo libro che già ero in Birmania e fu pubblicato che già ero arrivata a Cuba. Non sapevo che anche la Birmania sarebbe finita al centro di un libro, ho sempre scritto per me stessa, per gli amici, senza alcuna ambizione letteraria».
Hai mantenuto dei contatti personali in Myanmar? Con chi ti informi su ciò che sta accadendo in questo momento nel paese?
«Ho mantenuto contatti sia con il mio team di persone straniere, nessuna delle quali si trova attualmente in Birmania, che con i locali. Avere informazioni è abbastanza facile anche oggi, perchè continuano ad avere accesso ad internet, ci sono anche dei media indipendenti che informano sulla situazione».
Bene, allora alla Mole ci aiuterai a capire un po’ di ciò che sta succedendo laggiù in questo periodo. Il tuo primo libro sulla Corea è poi diventato un podcast di successo. Avremo anche un podcast su Myanmar Swing?
«Il podcast di Pyongyang Blues fu dettato dalla contingenza della pandemia, l’immobilità, l’impossibilità di incontrare gente, così ho ripreso una cosa che facevo molti anni fa, quando lavoravo in una piccola radio. Il successo è stato del tutto inaspettato. Mi piacerebbe replicare anche per questo nuovo libro, solo che per fare un podcast bene servono varie ore di lavoro, anche di ricerca musicale, di riduzione dei testi, non si fa nei ritagli di tempo. E visto che ora le cose sono cambiate, dovrò organizzarmi bene. Insomma spero di riuscirci ma non prometto».
Dopo la Birmania sei partita per Cuba. Lì sarà ambientato il tuo prossimo libro?
«E’ possibile…».
Non hai paura di scrivere di Cuba adesso che vivi lì e per di più ti sei sposata con un cubano?
«No, non sono preoccupata, intanto perchè non penso di essere al centro delle attenzioni del governo cubano, e poi perchè i miei libri non sono dei j’accuse, dei testi di denuncia, ma semplicemente la descrizione di ciò che vedo, con i pro e i contro».
La tua partenza per la Corea del nord fu soprattutto la necessità di cambiare vita, ricominciare. Se ti capitasse di voler resettare nuovamente, da dove vorresti ripartire?
«Probabilmente ora respirerei più a fondo e non prenderei una decisione così drastica, perchè comunque andarsene ha conseguenze molto pesanti sulla propria vita e sulla propria stabilità. Certo in quel momento mi sembrava l’unica cosa da fare, ora sono più paziente e riflessiva, ci penserei un po’ di più».
Cosa manca di più dell’italia a chi non vive in italia? E di meno?
«Sicuramente gli affetti, gli amici, la famiglia. Mi manca la facilità di accesso ai beni di consumo, ai servizi. Mi manca il fatto che tutto sommato le cose funzionano. Non mi manca la violenza delle relazioni, del mondo lavorativo, non mi manca il sessismo, la discriminazione, i salari bassi, la cattiva politica».
Secondo te i cubani sono felici? e i nordcoreani? Se sì, allora vuol dire che la libertà e la democrazia sono concetti sopravvalutati? Se no, allora perchè non riescono a ribellarsi? Ci riescono perfino i birmani…
«Sì, libertà e democrazia sono concetti sopravvalutati. Ok, facile dirlo per me che sono abbastanza libera e ho un passaporto del nord del mondo. Però io credo che sulla reale felicità delle persone la democrazia abbia un’incidenza relativamente bassa. Le libertà sono importanti, ma dipende da quali libertà parliamo. In ogni caso, ho detto spesso che ho trovato molta più gente felice in Corea del Nord che in Corea del Sud. I cubani sono felici? Difficile da dire, anche perchè a Cuba il concetto di felicità è proprio un altro paradigma. Credo che sarà uno dei temi del mio prossimo libro, quindi se hai pazienza ci torneremo».
Affare fatto. Veniamo ai tuoi libri belli belli belli belli in modo assurdo.
Il libro per avere voglia di fare la rivoluzione.
«Vogliamo tutto di Nanni Balestrini. Per me un libro molto importante, di crescita personale. E poi Pentothal di Andrea Pazienza».
Il libro, oltre ai tuoi, per capire l’Asia.
«Ti propongo due serie poliziesche molto utili. La prima è una saga scritta da un ex agente della Cia che scrive sotto pseudonimo, James Church. Il suo ispettore O si muove in Corea del Nord, purtroppo non è stata mai tradotta in italiano. L’altra è la serie di Qiu Xiaolong sull’ispettore Chen Cao ambientata a Shangai. Bellissima».
Il libro più divertente che hai letto.
«Da giovane avevo trovato molto divertente Il senso della vita è non rompere i coglioni di Gino Nardella. Oggi non so se confermerei il giudizio. Invece segnalo i libri di Gesuino Nemus, autore sardo divertentissimo, ma anche profondo e romantico».
Il libro che ti fa venire voglia di fare la valigia e partire.
«I libri di Fernando Aramburu. Patria ha avuto grande successo, ti fa venire voglia di andare nei Paesi Baschi per capirne di più. Oppure Sostiene Pereira di Tabucchi ti spinge a gran forza verso il Portogallo».
Grazie Carla, ci vediamo il 2 luglio al Lazzabaretto.
E adesso…
Una cosa che mi piace fare quando parlo di libri o di autori, sono i collegamenti. Avete presente quelli che servono per fare le tesine a fine anno?!
Per questa newsletter però le connessioni le faremo alla FàGOLA stile.Ecco come vi apparecchio Carla Vitantonio.
La poliedrica Carla ha un gusto antico e prezioso come quello della cioccolata svedese di Svenska: il cardamomo con il suo sapore deciso e balsamico. I suoi libri sono riflessioni attente e mai banali come un estratto di kiwi giallo del nostro amante della frutta Pierredolcealcuore.
Quando cala la sera, ci mettiamo seduti con la voce di Carla e un Vermouth di altri tempi, il Berto
Carla ha scritto anche Pyongyang blues, sempre per Add editore... Altri sapori.. Misteriosi, forti come un amaro Stomatico, un tè nero in purezza.
Questo ultimo libro è diventato un podcast e in questo caso la voce bella e coinvolgente di Carla diventa un un rhum Caraibico, una cioccolata dei brave beans.
Siete belli, siete bravi, leggete, leggete, leggete.
A tra 15 giorni, con nuovi esaltanti libri belli. Ciao.