Con l’autorità concessami da Libreria Fogola di Ancona, nomino febbraio “Mese del dialogo”. Parlare, dirsi le cose, è quasi sempre il segreto per far funzionare una relazione. Spesso è anche il segreto per far funzionare un libro. L’ospite di oggi è lo scrittore Sergio Oricci, autore di Volevo essere Vincent Gallo.
E in suo onore, la colonna sonora di questa newsletter è tratta proprio dal sempre-sia-lodato film Buffalo ‘66
Ma prima, un po’ di libri.
Annientare - Michel Houellebecq (La nave di Teseo)
Il primo grande libro del 2022. E’ uscito il 7 gennaio e già dopo poche ore si potevano trovare in rete centinaia di recensioni, commenti, giudizi. C’è chi lo celebra come l’ennesimo capolavoro dell’unico grande scrittore contemporaneo in grado di leggere l’Occidente, e chi invece ne parla come di un papocchio lungo, confuso e noioso.
Io mi sono ritrovato perfettamente nel commento che ne ha fatto Paolo Nori su Facebook: “Ho letto il romanzo di Houellebecq, Annientare, che è più di 700 pagine e non mi è piaciuto tanto, però mi dispiace di averlo finito, è stata una bella compagnia, mi rendo conto, figuriamoci se mi piaceva”.
E’ successo anche a me, ci ho trovato tanti ma tanti punti deboli, il suo modo di scrivere e pensare spesso è respingente, eppure non so perchè la compagnia di Houllebecq alla fine mi risulta piacevole.
Eccì - Cristiano Micucci (Blonk)
Seguo Micucci sin dai tempi gloriosi del collettivo Diecimila.me e del profilo fake “Casalegglo”. Lui è un fine umorista, autore per la tv e per la radio, capace di battute geniali e maledettamente intelligenti.
Nel 2014 uscì per Blonk con questo piccolo romanzino solo in formato e-book e oggi la stessa casa editrice lo ristampa anche su carta. Ricordo che all’epoca Eccì mi spiazzò perchè mi aspettavo il classico libro umoristico in cui la trama è solo il pretesto per una serie di scene comiche. Invece niente di tutto questo. La struttura, i tempi e la costruzione dei personaggi sono quelli di un libro vero e Cristiano evidentemente sa sa come si maneggia una storia che alla fine risulta essere leggera, piacevole e un po’ folle. Chissà che questa riedizione non anticipi un nuovo libro inedito..
Una storia semplice - Leonardo Sciascia (Adelphi)
Visto che in questo numero si parla di dialoghi:
Il magistrato si era intanto alzato ad accogliere il suo vecchio professore. "Con quale piacere la rivedo, dopo tanti anni!".
"Tanti: e mi pesano" convenne il professore.
"Ma che dice? Lei non è mutato per nulla, nell'aspetto".
"Lei sì" disse il professore con la solita franchezza.
"Questo maledetto lavoro... Ma perché mi dà del lei?".
"Come allora" disse il professore.
"Ma ormai...".
"No".
"Ma si ricorda di me?".
"Certo che mi ricordo".
"Posso permettermi di farle una domanda?... Poi gliene farò altre, di altra natura... Nei componimenti d'italiano lei mi assegnava sempre un tre, perché copiavo. Ma una volta mi ha dato un cinque: perché?".
"Perché aveva copiato da un autore più intelligente".
Il magistrato scoppiò a ridere. "L'italiano: ero piuttosto debole in italiano. Ma, come vede, non è poi stato un gran guaio: sono qui, procuratore della Repubblica...".
"L'italiano non è l'italiano: è il ragionare" disse il professore. "Con meno italiano, lei sarebbe forse ancora più in alto".
La battuta era feroce. Il magistrato impallidì. E passò a un duro interrogatorio.
The magazine - Roberta Lippi (Sperling & Kupfer)
Il dietro le quinte di una grande e importante redazione di moda, raccontata non dalla solita stagista malpagata e maltrattata, ma da chi quella testata ha avuto il compito di dirigerla. Aneddoti senza risparmio. In introduzione si avverte che tutti i fatti sono veri e i riferimenti sono puramente voluti. Io a questi libri non so resistere.
Ogni tanto, specie dopo un lungo romanzo che mi ha tenuto impegnato a lungo, mi piace rifugiarmi nella lettura di racconti. Il nuovo di Sergio Oricci, “Volevo essere Vincent Gallo” (Pidgin), è una raccolta di 16 pezzi brevi e brevissimi in cui l’autore riesce a mettere in mostra la sua enorme abilità nel catturare flash di vita quotidiana e soprattutto nel costruire dialoghi secchi, taglienti, fulminanti e spesso fulminati. Raggiungo telefonicamente Sergio nella sua casa di Cluj, in Romania, città che conosco solo per la squadra di calcio che ogni tanto gioca in Champions League.
Ciao Sergio, che ci fai in Romania?
«Ci vivo da circa 6 anni. Dopo la fine di un contratto di lavoro ero scappato dalla mia Firenze ed ero arrivato qua. Doveva essere un periodo breve, poi invece sono successe cose che mi hanno trattenuto, tra cui l’incontro con una donna che è diventata mia moglie. Ora di anno in anno ci interroghiamo se è meglio restare qua o tornare in pianta stabile in Italia, per il momento non abbiamo ancora trovare il motivo giusto per fare le valigie».
Però in Italia torni spesso, in questo periodo anche per presentare il tuo libro. Ti piace fare le presentazioni?
«Le presentazioni strutturate in modo classico non sono poi così appassionanti, il rischio di parlarsi addosso è concreto. Però al tempo stesso l’incontro e il confronto con il pubblico e con i librai è molto importante per chi scrive, quindi vado sempre volentieri da chi mi invita. Le più riuscite sono quelle costruite in modo originale, magari mettendo insieme libri e musica, o arte, o reading. Invece sono rimasto colpito dalla qualità di alcune presentazioni online a cui ho partecipato durante i periodi di chiusure forzate. Pensavo che sarebbero state molto noiose, invece qualcuno è riuscito ad inventarsi delle formule avvincenti anche a distanza».
Qual è la tua libreria del cuore?
«La risposta istintiva è Black Spring, libreria di Firenze che purtroppo ha chiuso di recente. E sempre nella mia città c’è Todo Modo, che riserva grande attenzione all’editoria indipendente. Oppure mi viene in mente Zabarella a Padova, lì si respira un’atmosfera incredibile».
In Italia i racconti sono un genere considerato minore. Tu che cosa ne pensi?
«Minore più che altro secondo dinamiche editoriali, perchè pare che vendano meno bene dei romanzi. Io di certo non lo considero un genere minore e anzi mi diverto molto a scrivere racconti, pure se io mi percepisco di più come scrittore di testi lunghi. In ogni caso mi pare di vedere che negli ultimi anni il racconto stia trovando anche in Italia un suo spazio, penso al bel lavoro fatto ad esempio dalla casa editrice Racconti»
Un altro segnale positivo è il ritorno massiccio delle riviste cartacee che ora sembrano andare di gran moda. Le riviste comunque sono molto importanti, io ad esempio ti ho “conosciuto” attraverso Tina, la rivista di Matteo B. Bianchi.
«Il lavoro di Matteo B. Bianchi è molto prezioso e sì, le riviste svolgono una funzione davvero importante anche per chi scrive. I tempi dell’editoria sono lunghissimi, tra l’invio di un manoscritto e la pubblicazione del romanzo passa tanto tempo, mentre la pubblicazione sulla rivista di un testo più breve consente allo scrittore di avere un riscontro del pubblico in tempi più rapidi. Si impara anche a confrontarsi con il lavoro di editing che si fa intorno a un testo».
Tra l’altro anche tu hai fondato una rivista, Clean.
«La definiamo “uno spazio residuale”. Il tentativo è proprio quello di dare voce e spazio a chi non ha sbocchi. Ci occupiamo di scritture ibride, non concluse, sospese, sperimentali. E ci interessano anche altre forme d’arte, come la fotografia. Non lo avrei mai immaginato, invece dopo due anni di attività siamo arrivati a ricevere tanto materiale, è gratificante».
Come nasce lo scrittore Sergio Oricci: raccontami i tuoi esordi.
«Ho fatto ciò che di solito sconsigliano: ho scritto un romanzo, l’ho corretto, l’ho inviato per mail a un po’ di case editrici. Tra queste Effequ mi ha risposto in tempi molto rapidi. Poi invece il lavoro sopra il testo è stato piuttosto lungo, ma alla fine è arrivata la pubblicazione».
Metodo sconsigliato, mi dicevi.
«Difficile ottenere attenzione e risposte in questo modo, infatti io sono stato fortunato. Tieni presente che io sono profondamente convinto di una cosa: pubblicare non deve essere l’obiettivo da raggiungere in qualunque modo. Pubblicare è importante e gratificante, ma lo è solo se si trova l’editore giusto, che sa valorizzare il libro. So che è già difficile pubblicare in generale, ma sbagliare l’editore significa fare del male al libro».
Per quest’ultimo “Volevo essere Vincent Gallo invece com’è andata?
«Un caso diverso perchè del mio editore Pidgin conosco e apprezzo praticamente tutto il catalogo. Anche loro mi conoscono perchè ho collaborato sulla loro rivista Split. Insomma c’era una reciproca conoscenza che ha reso più facili le cose».
Come capisci quando una raccolta di racconti è matura per la pubblicazione? In questo caso ad esempio, quando hai capito che “Volevo essere Vincent Gallo” era finito e pronto ad uscire?
«Questi sono tutti racconti scritti in un arco temporale piuttosto breve, tra il 2018 e il 2019. Mi interessava portare avanti un lavoro sul dialogo, quindi si può dire che il tema di fondo sia questo. E poi le atmosfere. Ho scritto questi racconti in un periodo di relativa serenità, quindi credo si percepisca un’atmosfera leggera e rilassata. Quando le inquietudini sono tornate a bussare alla porta ho capito che quel ciclo poteva definirsi concluso».
Ora una domanda che capisce solo chi ha letto il tuo libro o chi svapa. Tu svapi di guancia o di polmone?
«Nessuna delle due. Non svapo, però mi sono visto un sacco di video su Youtube e mi sono fatto un’esperienza, che poi ho travasato nel racconto».
Sono contento di sentirtelo dire, anche io non sopporto la sigaretta elettronica. Veniamo ai tuoi libri belli da consigliare ai lettori.
Cominciamo senz’altro da un libro di racconti.
«La sicurezza degli oggetti di A.M. Homes (Feltrinelli). Scrittrice americana che scrive al limite del surreale, i suoi racconti sono molto divertenti, ma anche amari, sempre intensi».
Come dicevo mi piace molto il ritmo che sai dare ai dialoghi e si vede che c’è un lavoro dietro. Un libro sul quale hai studiato l’arte del dialogo?
«Fino al 2014 non sapevo scrivere dialoghi. Le cose sono cambiate con la lettura di Sarah Kane, “Tutto il teatro” (Einaudi). Sono testi teatrali, quindi solo dialoghi, ma hanno un ritmo e un'intensità che mi hanno illuminato. E sicuramente influenzato».
Il romanzo italiano più bello del 2021?
«Tra questi due: Annette di Marco Malvestio (Wojtec) e Le cose di Benni, di Gianmarco Perale (Rizzoli). Il primo è un romanzo ibrido che narra la storia di una porno attrice tedesca. Ma la voce narrante sviluppa una sorta di ossessione che dà al testo un’atmosfera incredibile. Il secondo è invece un libro fatto quasi tutto di dialoghi, tornando alla nostra comune passione, e tra l’altro anche Perale era presente sul numero 36 di Tina»
Un romanzo rumeno pubblicato in Italia che vale la pena riscoprire?
«Mia moglie sostiene che i migliori scrittori rumeni non sono mai stati tradotti in italiano. Detto questo segnalo Perché il bambino cuoce nella polenta di Aglaja Veteranyi, edizioni Keller. Specifico che l’autrice è sì di origini rumene ma trasferita in Svizzera quando aveva 15 anni».
Grazie Sergio, viva il dialogo nei libri e ovunque.
Sergio Oricci l’ha citata tra le librerie del cuore, e io alla Libreria Zabarella di Padova vado subito a rubare un consiglio letterario, anche perchè ciò mi dà occasione di segnalare l’uscita del nuovo romanzo di Orso Tosco.
Le riviste sono tornate di moda, dicevamo: https://www.dire.it/11-01-2022/697932-sono-tornate-le-riviste-letterarie-di-carta/
Su Il Libraio le anticipazioni sul prossimo Premio Strega. Spoiler: c’è anche Andrea Donaera, il protagonista di Libri Belli di gennaio. E be’, direi. https://www.illibraio.it/news/editoria/premio-strega-2022-retroscena-1415265/
«Contessa» di Benedetta Craveri ha vinto il Premio Bagutta. https://www.sololibri.net/premio-bagutta-2022-vince-benedetta-craveri-contessa.html
In gennaio cade il compleanno di Marcos Y Marcos (e sono 41): ripeschiamo un articolo di qualche mese fa che ne ripercorre la storia: https://www.giannellachannel.info/marcos-y-marcos-casa-editrice-ricerca-inaspettati-punti-vista-mondo-john-fante/
CLEAN, lo spazio residuale sotto forma di rivista letteraria fondata da Sergio Oricci: cleanrivista.wordpress.com
Qui invece per visitare il Museo dei Libri belli belli belli belli in modo assurdo: https://libribelli.substack.com/archive
E infine qui per mettere un bel LIKE alla pagina Facebook di Libri Belli: https://www.facebook.com/libribelli4inmodoassurdo
E alla prossima!