Il protagonista di questo numero sostiene che nel mondo di oggi non ci possiamo più permettere di essere monodimensionali. Lui, per dire, organizza festival letterari, ha fondato e dirige una rivista online, tiene corsi di scrittura, indice premi, produce podcast e chissà cos’altro ancora. Ah sì: scrive best seller. Stiamo parlando di Paolo Roversi, che sta per tornare in libreria con il nuovo capitolo della saga sul giornalista hacker Enrico Radeschi. Il titolo è ancora top secret, la trama ovviamente pure. L’unica indiscrezione è che tra le pagine troveremo una meravigliosa canzone di Paolo Conte, che quindi diventa anche la colonna sonora di questo numero:
Ma prima dell’intervista a Paolo Roversi, un po’ di libri.
Niente di vero - Veronica Raimo (Einaudi)
Io la famosa fascetta di Zerocalcare potevo pure fare finta di non averla vista. Ma quando l’editore ha accostato il memoir di Veronica Raimo alla serie tv Fleabag non ho saputo resistere. Ero pronto a cestinare il libro dopo 10 pagine al grido di” tu-Fleabag-non-la-devi-nemmeno-nominare”.
Invece.
Tanto la raccomandazione del fumettista quanto l’accostamento assai impegnativo colgono perfettamente nel segno: "Niente di vero" di Veronica Raimo fa ridere tantissimo, però non è solo questo. Come una sorta di Fleabag romana, Raimo è capace di affrontare temi impegnativi come il sesso, il lutto, l’inadeguatezza, la maternità, con quel mix di ironia-leggerezza-distacco che la rende attuale e mai banale, centrata e mai scontata, spassosa e mai pallosa (notare le rime).
"E' così che mi sento in ogni istante della mia vita: ma sì, dai, facciamo che sono io"
Quando il libro finisce ne vorresti ancora, ne vorresti di più. E non è forse la stessa cosa che ti succede alla fine di Fleabag?
Niente di vero è un libro DA REGALARE, e nella mia personalissima scala di giudizio sui libri è il voto massimo perchè la cosa più bella che puoi fare per un libro è comprarlo per farlo leggere (anche) a qualcun altro.
Vicinoallozero - Natan Dubovickij (Feltrinelli)
Questo romanzo del 2011 destò molta attenzione in Russia perchè pare che dietro lo pseudonimo Dubovickij si celi Vladislav Surkov, ex capo delle strategie politiche del Cremlino e uomo molto vicino a Putin. La storia criminale che vi si narra è un ritratto dello sfacelo morale della Russia post sovietica dominata da oligarchi e gangster. Tra le pagine scorre odio, violenza e disperazione a fiumi. Il libro attrae per l’atmosfera rarefatta, ma il sapore che lascia è amaro, e se possibile aumenta il senso di disagio per le cronache che stiamo leggendo e vedendo in questi giorni.
Il naso della Sfinge - Roberto Radimir (Blonk)
Il mese scorso vi dicevo di “Eccì” il romanzo di Cristiano Micucci, umorista fine, autore radio e tv, scrittore e anche direttore di una collana editoriale per la casa editrice Blonk. Di questa collana fa parte anche “Il naso della sfinge” di Roberto Radimir, ormai uscito qualche anno fa ma ora ripubblicato con una nuova veste grafica. Ebbene: chi come me ama la cosiddetta letteratura coloniale non può non apprezzare questo piccolo libro che è un catalogo di microstorie ambientate in Egitto dal primo dopoguerra all’era Nasser. Tra invenzione e accurata ricerca storica, ci troviamo a sfogliare un coloratissimo album di figurine di personaggi incredibili, attraverso cui impareremo a conoscere ricette nordafricane, modi di dire arabi, tradizioni ebraiche e tanto altro. Questo libro è davvero una bella vacanza, ha il solo difetto che hanno tutte le vacanze: finisce troppo presto.
I vestiti che non metti più - Luca Murano (Dialoghi)
Un libro di racconti sul comodino voglio impegnarmi a tenerlo sempre. Questo sul mio comodino ci è salito praticamente da solo e quasi per caso ha guadagnato la vetta della pila. L’autore vanta nel suo curriculum pubblicazioni in importanti riviste come 'tina di Matteo B. Bianchi, Risme, Malgrado le Mosche, Bomarscé, Spazinclusi, Streetbook Magazine e altre. I racconti contenuti in questa raccolta li presenta come “Quello che otterresti shakerando assieme gin, il cugino sfigato di Raymond Carver, Louis C.K. e una fettina di lime”.
E in effetti sorseggiando il libro devo dire che il cugino di Carver si sente tutto e anche C.K. spunta fuori qua e là. Il gin non dà alla testa ma a fine lettura il lime regala una bella sensazione di freschezza. Le riviste salveranno la scrittura di qualità.
Qualche settimana fa su Facebook Paolo Roversi ha pubblicato il post che tanti aficionados aspettavano: è in arrivo il nono romanzo della fortunata serie che ha come protagonista il giornalista-hacker Enrico Radeschi. Uscirà a Maggio. Intanto Roversi ha fatto in tempo ad organizzare il suo Festival Nebbia Gialla a Suzzara (si è svolto il primo week end di febbraio), ha messo in piedi un nuovo corso di scrittura, si prepara a raccogliere gli inediti del premio Nebbia Gialla. E già che c’è porta avanti le sue lezioni alla scuola Holden, gli altri suoi libri, saggi e articoli, il suo podcast The good list, mille e mille impegni, tutti nel segno del giallo e del noir. Un’attività frenetica, che lo contraddistingue e lo smarca dalla totalità degli altri scrittori italiani. Vi sembra impossibile? Be’, a lui no.
«Coltivo una grande passione -mi racconta in videocall- e la declino in tutte le forme che ho a disposizione. Ma sono tutte sfaccettature dello stesso mestiere, se ci pensi. Del resto nel mondo di oggi non è più possibile essere monodimensionale».
Com’è andato il festival?
«Fantastico. Abbiamo avuto anche più di 300 persone in sala per un singolo incontro, si percepiva in modo palpabile una voglia di uscire, di incontrarsi, di esserci. La gente è arrivata da tutta Italia, del resto erano presenti tanti big come Lucarelli, Simoni, Dazieri…».
Come spieghi il clamoroso successo di questi raduni?
«Una cosa che noto è che tra scrittori di gialli si va tutti d’accordo, si va a cena insieme, non ci sono invidie. Ci sono autori che potrebbero tirarsela all’infinito per i libri che vendono e per il successo che hanno, invece non accade. E questa cosa secondo me succede anche nel pubblico. Chi partecipa ai festival è contento di incontrarsi e frequentarsi, ci si riconosce come comunità. Mi sembra che questa sia una peculiarità di chi scrive e legge gialli, in altri ambiti letterari italiani non succede».
Intanto è un’invasione di poliziotti (ma non solo, sempre più spesso i protagonisti dei gialli sono giornalisti, autori tv, preti..) che dai libri sbarcano sullo schermo.
«Ci sono tanti prodotti di qualità e questa abbondanza fa bene anche ai libri, perchè la gente vede le serie e poi legge i romanzi da cui sono tratte. Rispetto al passato, oggi ci sono tanti broadcaster, le produzioni sono aumentate, certo non tutte di qualità eccelsa secondo me. Molte sono orientate ad un pubblico generalista e in quelle solitamente il giallo è solo un pretesto, così capita di imbattersi in meccanismi un po’ raffazzonati e imprecisi. Ma ci sono anche tante cose molto belle».
Un nome?
«La prima che mi viene in mente è Reacher, uscita di recente su Amazon Prime»
La sensazione è che oggi molti romanzi o personaggi letterari nascano già con l’intento di finire sullo schermo.
«Può darsi, del resto il mercato lo chiede»
Com’è possibile che Radeschi non sia ancora approdato in tv?
«Eh, sai com’è, le variabili sono tante. Contatti ce ne sono stati, diamogli tempo»
Ti senti mai schiacciato dal personaggio di Radeschi?
«E’ capitato a quasi tutti i miei colleghi di annoiarsi dei propri personaggi seriali. Io per non incorrere in questo rischio innanzitutto ho programmato di fare uscire non più di un romanzo all’anno con protagonista Radeschi. E soprattutto faccio in modo che il personaggio evolva, cresca, invecchi. A Radeschi nel corso dei libri sono successe cose che lo hanno cambiato nel profondo. La stessa cosa ad esempio accade al personaggio di Manzini, Rocco Schiavone. A differenza di quanto invece ad esempio accade a Maigret, la cui figura è cristallizzata nel tempo».
Quindi prima o poi a Radeschi potrebbe pure capitare di morire?
«Certo che sì. Tanto sono personaggi di carta e se ci ripensiamo possono sempre resuscitare! Scherzi a parte, è ancora presto per pensare a questo. La serie di Radeschi è relativamente giovane, il prossimo è il nono capitolo, più una lunga serie di racconti che entro la fine dell’anno usciranno raccolti in un unico volume»
Bella notizia questa! Ricordi gli esordi di Radeschi in libreria?
«La prima storia, Blue Tango, l’ho scritta nel 2005. Non avevo agganci e abitavo in provincia, ai margini dell’impero dell’editoria. Così andavo in posta e spedivo manoscritti alle case editrici. La prima a farsi viva dopo diversi mesi fu Stampa Alternativa e fu così che Radeschi vide la luce. Poi il passaggio quasi immediato a Mursia e infine a Marsilio, che è tuttora l’editore».
Il giallo è ancora nonostante tutto considerato un genere di Serie B?
«Mah, non saprei, non mi pongo il problema. Forse per i grandi premi sì, di sicuro non per il pubblico. Il giallo oggi sul mercato vale più del 50% del mercato. Praticamente più di un libro su due ad essere venduto è un giallo».
Il sito che hai fondato nel 2006, MilanoNera, è intanto diventato una sorta di bibbia per gli appassionati.
«Anche un archivio prezioso, dal 2006 ad oggi abbiamo pubblicato qualcosa come 7-8mila recensioni. Ora non mi occupo più in prima persona del sito, c'è una redazione che svolge un lavoro egregio».
Tu quanti gialli leggi in un anno?
«Diciamo che ne comincio parecchi, ne finisco molti meno».
Scrivi anche gialli per ragazzi. Differenze sostanziali con la letteratura per adulti?
«I ragazzi prediligono la suspense, l’azione. Quindi poche sovrastrutture, poche divagazioni, molta sostanza. Il risultato è che molto spesso le storie scritte per ragazzi piacciono tantissimo anche al mio pubblico adulto. Perchè in fondo chi legge gialli chiede questo».
Veniamo infine ai consigli per i nostri lettori. Come sempre 4 libri non tuoi da suggerire a chi ci segue. Nel tuo caso, ovviamente, stiamo sul colore giallo.
Quello che ti ha fatto innamorare del genere?
«I 4 di Scerbanenco che hanno come protagonista Duca Lamberti»
Il migliore letto nell’ultimo anno?
«Il penultimo Manzini con Rocco Schiavone: “Vecchie conoscenze”»
Un autore che non ha avuto il giusto riconoscimento e che invece deve essere letto per forza?
«Don Wislow. So che ora anche in Italia comincia ad essere conosciuto e apprezzato, ma non quanto meriterebbe. Io penso che ogni sua uscita dovrebbe essere prima in classifica per distacco su tutto il resto»
Un giallo per ragazzi?
«Purtroppo non ne conosco molti, mi tocca rifugiarmi sul mio: Il segreto del Barone Rosso».
Grazie Paolo, viva i libri che ti trascinano dentro e ti distraggono dalla realtà.
Bookowski è una piccola libreria indipendente e luogo di aggregazione che si trova nel centro storico di Genova. Il punto forte di questo posto è la sezione libri usati che grazie ad una forte e consolidata rete di fornitori regala sempre chicchette imperdibili, come questa prima edizione di quel capolavoro che Tina di Pino Cacucci. Tappa obbligata se ci si trova in zona.
• I libri belli in uscita a marzo segnalati da Rivista Blam!
• Su Il libraio una selezione di libri belli che raccontano l’Africa.
• Se non si fosse capito, mi è piaciuto parecchio Niente di Vero di Veronica Raimo. Quindi mi permetto di consigliarvelo un’altra volta e stavolta ci allego l’intervista che le ha fatto Esquire
• Dal 4 al 6 marzo a Milano c’è Book Pride
Ed è tutto, leggiamo per non piangere. Ciao.