Ciao, mi chiamo Matteo Belluti e questo è il primo numero di una Newsletter targata Libreria Fogola di Ancona in cui, come forse il nome suggerisce, si parlerà di libri molto belli. E lo faremo ospitando interviste a scrittori e scrittrici a cui vogliamo bene.
L’onore di varare questa barchetta di libri spetta a Sacha Naspini. Con lui parliamo del suo capolavoro “Le case del malcontento” che pur essendo uscito ormai 3 anni fa, è ancora oggi al centro dell’attenzione. Intanto perchè il pubblico continua a sceglierlo e amarlo, tanto da spingere l’editore E/O a ristamparlo in edizione economica. E poi perchè Naspini sta lavorando anche alla sceneggiatura di una serie Tv incentrata su quel romanzo. Naturalmente, come spesso accade, parlare di un libro è solo il pretesto per parlare anche d’altro. Ad esempio di musica, della vita in provincia, degli Europei di calcio, di quanto sarebbe bello andare in vacanza in Maremma. Cose così.
LA TRAMA
In un borgo millenario scavato nella roccia dell’entroterra maremmano, il ritorno a casa di Samuele Radi è l’innesco che dà vita a un grande romanzo corale: la storia di un paese dove ognuno è dato in pasto al suo destino, con i suoi sprechi, le aspettative bruciate, le passioni, i giochi d’amore e di morte. Perché a Le Case l’universo umano non fa sconti e si mostra con oscenità. A Le Case si covano segreti inimmaginabili, si ammazza, si disprezza, si perdono fortune, si tramano vendette, ci si raccomanda a Dio, si vendono figli, si vive di superstizioni, si torna per salvarsi, si tradisce, si ruba, ci si rifugia, si cerca una nuova vita, si gioisce per le disgrazie altrui. Talvolta, inaspettatamente, si ama.
Le case del malcontento è un romanzo che gioca con suggestioni care al giallo, al thriller psicologico, al gotico, al memoir storico e alla favola nera.
Una narrazione appassionata, come l’incredibile storia d’amore che pagina dopo pagina farà vibrare gli animi e i vicoli di Le Case.
Prima di cominciare, vi dico che se vi piace ascoltare buona musica durante una lettura, la colonna sonora ufficiale di questa intervista è qui:
Ciao Sacha. Un tema forte in Le case del malcontento, che torna spesso nei tuoi romanzi, è la provincia. Ma che rapporto hai tu con la provincia?
«La provincia spesso è un posto piccolo, chiuso, non solo da mura che fanno da tamburi alle vite di chi ci abita, ma spesso anche mura mentali. Ci sono dei lati positivi, ti conosci con tutti, c’è un senso di grande famiglia diffusa, ma questi stessi punti di forza tolgono aria e schiacciano. Senti che la tua identità è condivisa, pure le ombre sono messe in piazza. Ci devi fare i conti sin da adolescente, quando hai fame di cose nuove, quando il coraggio e la curiosità ti spingerebbero a battere al ritmo del mondo, ma ciò che percepisci dalla tv, dalla musica e dal cinema abita altrove ed è irraggiungibile. Queste però sono dinamiche che non valgono solo per la provincia ma anche per le periferie delle grandi città, dove il senso di chiusura e di schiacciamento è forte pure se vivi alle pendici di un olimpo ricco di occasioni».
Vivi ancora in un piccolo paese o ti sei “allargato”? E dove ti vedi nel futuro?
«L’aspirazione al viaggio mi ha portato a vivere in tanti altri posti, in Europa e in America, anche per lunghi periodi. Quindi direi che il viaggio mi ha consentito di “allargarmi”, come dici tu. Vorrei continuare a farlo. Mi piacerebbe, non dico vivere per sempre, ma sicuramente passare un lungo periodo negli Usa, New York o ancora meglio Los Angeles».
Il libro diventerà presto una serie tv e tu partecipi alla sceneggiatura. Si hanno già delle date?
«Il percorso è stato fin qui abbastanza tortuoso. I diritti sono stati acquisiti da una casa di produzione molto importante, fino al lockdown di marzo 2020 le cose stavano andando avanti speditamente, poi come puoi immaginare si è bloccato tutto. Ora ci sono buone notizie, i lavori in estate finalmente riprenderanno e forse c’è in ballo anche l’ingresso di una produzione americana, ma per ora non posso dire molto di più».
Non vedo l’ora di vederla e spero anche in uno spin off dedicato al personaggio di Niccodemo Tempesti e ai tornei di scacchi al bar delle Due Porte. Altro che la regina degli scacchi… ti piace scrivere per gli schermi?
«Sì molto. Mi piace anche perchè scrivo in team con la mia compagna, Valentina Santini, che presto uscirà anche con un suo romanzo, sempre per E/O. Durante il primo lockdown abbiamo anche scritto insieme una cosa molto divertente, un gioco interattivo sotto forma di serie Tv, quindi interamente girato. Si rivolge a un pubblico di ragazzi, di genere fantastico. Il titolo è Möbius e uscirà a luglio».
Per visitare i luoghi de “Le case del malcontento” dove si deve andare?
«A Roccatederighi, dove ho vissuto i primi 5 anni della mia vita. Un borgo millenario scavato nella roccia, da cui si domina la Maremma. Lì il lettore che ama fare turismo letterario troverà tanti nomi che richiamano il libro sui campanelli, nelle vie, nei bar.
Da lì poi si può visitare tutto quel pezzo di mondo ricco e variegato, che va dalle spiagge caraibiche di Cala Violina o di Castiglion della Pescaia e Follonica, alla collina che dista solo 20 minuti, e ancora vicino c’è l’Amiata dove noi si va a sciare. Tante suggestioni paesaggistiche, ma anche sensoriali ed enogastronomiche condensate in un piccolo spazio».
Caspita, sei meglio della Pro Loco. A proposito di consigli per le vacanze, su Facebook ogni tanto posti foto di tramonti spettacolari visti dal Congo Bar di Follonica. Che posto è?
«Il Congo è un bar di Follonica. Quando non sono in giro mi piace molto frequentare questo posto di decompressione, quasi caraibico, con un ristorantino annesso con i tavolini sulla sabbia, le sedie sulla sabbia, i piedi sulla sabbia. L’ideale per vivere il tramonto sul golfo, con a destra il promontorio di Piombino e a sinistra l’isola d’Elba che ti pare di averla in tasca. Considera che l’apertura del Congo Bar decreta ufficialmente l’inizio dell’estate a Follonica. E poi è un luogo d’incontro, il classico posto in cui le chiacchiere da bar si incrociano con discorsi profondi di macroeconomia o di filosofia. Ed è anche un modo per entrare in contatto con l’essenza della Maremma».
E’ lì che andranno i turisti tra 100 anni a vedere il luogo in cui scriveva Sacha Naspini?
«Ah ah, Perchè no! Solo che lì non ci vado a scrivere, magari ci vado a leggere. C’è sempre un bel fermento, è luogo di confronto, di ispirazione forse, di ricreazione sicuramente».
Segui il calcio? Domani iniziano gli Europei: guarderai le partite?
«Non seguo per niente il calcio, ma faccio un’eccezione per Europei e Mondiali perchè lì c’è un fascino particolare. Mi ricorda il Risiko, sai, le nazioni, la storia. Quindi guarderò sicuramente le partite».
Butta lì un pronostico, dai.
«Mi spiace ma non sono in grado di lanciarmi in previsioni di questo genere, posso solo dirti che si vince noi».
Come è stato il tuo debutto da scrittore? Come hai raggiunto il tuo primo editore importante?
«Avevo 26-27 anni, un cassetto pieno di racconti, spunti di romanzi e scritti vari. Capii che la scrittura doveva per forza far parte della mia vita e quindi decisi di aprire quel cassetto e tirare fuori qualcosa di buono. Ho fatto tutto da solo, ho stampato e spedito una miriade di dattiloscritti, pagando di tasca mia una signora cifra… alla fine sono riuscito a debuttare con Effequ nel 2006. Quando uscì il mio primo romanzo “L’ingrato”, ricordo che mi trovavo in Inghilterra e come puoi immaginare bramavo di averlo tra le mani, toccarlo, sfogliarlo. Poi per un periodo ho cambiato editore quasi ad ogni libro. Alla fine, ragionando con la mia agente dell’epoca, ci siamo detti che non valeva la pena continuare a volare di fiore in fiore, dovevamo trovare qualcuno che avesse voglia di investire su di me. L’ho trovato in E/O ed è stato un incontro decisivo e fortunatissimo».
Qual è il tuo libro a cui vuoi più bene? Perchè?
«So che è banale ma devo rispondere che voglio bene a tutti. In ogni libro c’è tanto di me. Però è divertente vedere col passare del tempo come cambia il mio modo di affrontare determinati temi a cui sono particolarmente affezionato. La provincia, ma anche la famiglia, l’identità, la ricerca del proprio posto nel mondo…»
Eccoci al prossimo romanzo in uscita: “La voce di Robert Wright”.
«Uscirà ad ottobre. Il protagonista della storia è Carlo Serafini, storico doppiatore di una grande star americana, Robert Wright appunto. Un giorno questo attore si toglie la vita e Serafini improvvisamente si trova ad essere la voce di un morto, di uno che non c’è più. Questo lo manderà in crisi e lo porterà a fare i conti con sé stesso e con la sua vita. Un romanzo che parla proprio di quei temi che mi sono molto cari, ma che ad un certo punto prende i connotati anche del thriller psicologico».
Che mestiere volevi fare da piccolo?
«Questa è facile: pilota di aerei supersonici. E ti dirò che scrivere non è poi così lontano da quel sogno».
Stasera viene ufficializzata la cinquina del Premio Strega: tifi per qualcuno?
«No. Come per il calcio, sono abbastanza lontano dalla competizione, dei premi mi interessa davvero poco, quindi sono anche male informato. In questo momento ho sul comodino Due Vite di Trevi, scrittore grandissimo. Ma non ho avendoli letti tutti, non ti so dare giudizi».
Cos’hai imparato a fare durante il lockdown che non sapevi fare prima?
«Ad annoiarmi. Sono irrequieto di natura e se sento che sto perdendo tempo mi si guasta l’umore. Il lockdown mi ha insegnato a scendere a patti con l’immobilità. Forse dire che ho imparato è un tantino esagerato, diciamo che ci ho fatto i conti. Certo, la scrittura ancora una volta si è rivelata uno strumento salvifico perchè mi ha permesso di non stare fermo, di sentire comunque compiuta la giornata. Poi ho imparato ad usare “Logic” un sequencer per lavorare sulle tracce audio che compongo. Mi piace la musica, mi piace comporre, anche se quello che faccio lo tengo per me».
I quattro libri belli belli belli belli in modo assurdo consigliati da Sacha Naspini. Quello da regalare alla persona amata?
«Il barone rampante. Perchè l’ho regalato alla mia compagna e sono contento di averlo fatto».
Il libro per capire cosa ha ispirato la scrittura di Sacha Naspini?
«Se me lo chiedi tra 10 minuti cambio idea, ma ora ti rispondo Full of life di John Fante».
Il libro per staccare la spina, quello che non riesci a smettere di pensarci.
«Premesso che non mi piace staccare la spina, ti dico che un libro che mi ha preso in maniera totale è un titolo minore della produzione di Stephen King “La lunga marcia” che pubblicò sotto pseudonimo. Un racconto che ad esempio preconizzava i reality con larghissimo anticipo».
Un libro che fa ridere.
«Spesso i libri che hanno la pretesa di farmi ridere, finisco per buttarli dalla finestra. Non mi importa ridere quando leggo. Detto questo, Full of life è un libro divertentissimo, ma l’ho già detto. Quindi ti dico Rabbia di Palahniuk».
Grazie Sacha, parafrasando il poeta: “Ci vediamo al bar Congo, prima o poi”.
L’apparecchiatura.
di SIMONA ROSSI
Una cosa che mi piace fare quando parlo di libri o di autori, sono i collegamenti. Avete presente quelli che servono per fare le tesine a fine anno?!
Per questa newsletter però le connessioni le faremo alla FàGOLA stile.Ecco come vi apparecchio Sacha Naspini.
Il buon autore della maremma si abbina con un gusto deciso e strambo della cioccolata norvegese Fjak: mirtillo rosso e MUSCHIO, perché anche voi vi sentiate un pò Bastiano nella sua tana (I Cariolanti) con una leggerezza alla Nives dell'omonimo libro come il tè cuore selvaggio dei Cose di tè, con la straordinaria varietà aromatica della grappa Breg Gravner del meraviglioso mondo delle distillerie Capovilla.
Con queste suggestioni vi invito ad assaggiare le più belle storie di Sacha, tutte edite da E/O:
Le case del malcontento: sapida
I cariolanti: acidula
Ossigeno: intensa
Nives: fruttata
Buoni assaggi, Simona.
Avvisi
Martedì 22 giugno prende il via “Provviste d’estate”, la rassegna estiva di Arci e Casa Culture al Lazzabaretto. Il primo graditissimo ospite sarà Luca Pollara con il suo libro "Dopamina Beat". Appuntamento alle ore 19 . Insieme all'autore sarà presente Martina Brunetti, giornalista e lettrice stratosferica.
E per questo primo numero è tutto, ci rivediamo tra 15 giorni con altri libri belli belli belli belli in modo assurdo. Ciao.