Natale si avvicina e oggi ci scappa un giretto in libreria per qualche consiglio professionale sui regaletti letterari e per conoscere da vicino una delle più belle realtà indipendenti italiane, punto di riferimento per lettori da tutto lo stivale e location tra le più ambite dagli scrittori per presentare le proprie fatiche.
Uno dei pochi posti, tra l’altro, ad essere riuscito a far funzionare il binomio libreria/osteria. E sì che ci hanno provato in tanti in questi anni, ma pochi hanno trovato la formula giusta. Loro ci riescono alla grande e tra una settimana esatta, il 16 dicembre, compiono i loro primi 5 anni di vita. Evviva.
Insomma, eccoci alla Confraternita dell’uva di Bologna, con uno dei due fondatori: il libraio Giorgio Santangelo.
Io sono Matteo Belluti e questa è Libri Belli, la newsletter nata in collaborazione con la Libreria Fogola di Ancona, che ti arriva gratis se ti iscrivi qui.
La canzone scelta da Giorgio per accompagnare questa chiacchierata è
E cominciamo.
Ciao Giorgio, prima della Confraternita eri già un libraio con alle spalle una discreta esperienza. Come e in che modo hai maturato la decisione di aprire La confraternita? Chi ci ha creduto con te?
«L'idea di aprire una libreria era già in aria da tempo, ho maturato alcune esperienze durante gli anni di studio all'università di Bologna e dopo la laurea c'è stato il momento del lancio nel vuoto. Con Antonio (il mio socio) si era pensato di curare ciascuno un locale con due anime affini: i libri e l'enogastronomia».
L’idea del caffè letterario o insomma di combinare libri e somministrazione di cibo e bevande (in varie declinazioni) è un’idea sempre di moda, ma raramente funziona l’accostamento di mondi non facilmente conciliabili. Come ci riesce la Confraternita?
«La confraternita ha cercato sempre di mantenere un 50% di attenzione verso i due fulcri dell'attività, in modo che non si scavalcassero l'un l'altro, come spesso capita. È questo, secondo me, uno dei punti di forza».
Come si batte la concorrenza sempre più spietata dell’online?
«È impossibile battere una concorrenza di questo tipo, allo stesso tempo si può proporre un'alternativa e una differenza a quello che è un e-commerce: catalogo composto da piccole ma valenti case editrici indipendenti, competenza e pronta risposta nelle ricerche dei clienti. La proposta di un libraio non è un algoritmo».
Scusi ce l’ha l’ultimo di Bruno Vespa?
«NO!»
E’ vero che c’è una fila per presentare i libri da voi più lunga delle liste d’attesa delle Asl? Ma secondo te le presentazioni sono ancora utili?
«La richiesta di presentazioni è molto lunga e, con il Covid, è diventato impossibile portarla avanti. Prima della pandemia organizzavamo anche 5 incontri a settimana, ora pochi al mese e sparsi fuori dalle mura della libreria. Gli incontri sono utili a farsi conoscere sul territorio e a proporre un servizio alla comunità, soprattutto quando un libro merita o l'incontro verte su tematiche importanti. Bisogna però fare una cernita e cercare di presentare quel che piace in primis ai librai e che possa davvero funzionare, nel bene o nel male».
L’amore per John Fante ti ha spinto ad intitolargli anche la tua libreria. Facciamo un gioco: dimmi i 4 titoli di John Fante secondo te indispensabili e abbinaci altrettanti vini.
«Chiedi alla polvere e Aspetta Primavera Bandini sono già stati declinati in altrettanti vini omonimi dalle abruzzesi Cantine Contesa (un Montepulciano e un pecorino, se non sbaglio). Alla raccolta di racconti Dago Red abbino un bel Primitivo e, restando in Puglia, un Nero di Troia rosato per Full of life».
Ed eccoci infine ai tuoi 4 libri belli da consigliare ai lettori. Tu che sforni consigli a camionate, dimmi:
Il romanzo che ci dice dov’è la narrativa americana oggi?
«Kiese Laymon, Il giusto peso (Black Coffee)»
Il miglior italiano dell’anno?
«Andrea Donaera, Lei che non tocca mai terra (NN Editore)»
Un giallo ma non il solito giallo?
«Black and White di Lewis Shiner (Giulio Perrone Editore)»
Una trama così appassionante che il suono delle notifiche di Whatsapp manco le sentiamo più?
«Un oceano, due mari, tre continenti di Wilfried N'Sondè (66th and 2nd editore)».
Grazie Giorgio, grazie Confraternita, viva le librerie belle.
E anche per oggi è tutto, buon proseguimento.
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